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Il sequel di Black Panther è nei cinema e chiude la quarta fase del Marvel Cinematic Universe. Il posizionamento del film a conclusione di un lungo ciclo narrativo è tra i pochi fatti memorabili. L’altra è il toccante omaggio a Chadwick Boseman, la pantera nera scomparsa nell’agosto del 2020 a causa di un tumore rivelatosi letale. Black Panther: Wakanda Forever ha però limiti e difetti comuni al gruppo di film di quest’ultima fase. Quella del multiverso, delle serie, dei molti spider-men, ma anche dei tentativi d’autore, tra Sam Raimi con Doctor Strange e gli Eterni del premio Oscar Chloé Zhao. I diciassette titoli, tra film e serie, distribuiti dal gennaio 2021 in poi, hanno ereditato i tragici eventi di Infinity War ed Endgame in una transizione lunga e a tratti dispersiva. Black Panther: Wakanda Forever propone uno spettacolo stanco, anche capace di picchi emotivi - legati alla vicenda Boseman, inserita nel flusso del personaggio con enorme tatto - di cui il racconto centrale non sa prendersi cura. Ancora una volta è un film espositivo, utile a spostare in avanti pedine di una partita di cui sappiamo troppo poco. A voler cercare un leitmotiv a questa quarta fase, la più difficile e priva di un grande climax, c’è senza dubbio un senso di lutto diffuso. Wanda Vision aprì le danze dei piccoli schermi con una storia di dolore materno, a cui Doctor Strange: Multiverse of Madness diede ultimo sfogo. Anche il più importante di questi titoli, Spider-man: No Way Home, racconta perdite e tormento. Dopo la coralità di Infinity War ed Endgame, la quarta fase ha ricostituito spazi protetti, centri individuali in cui il quesito eroico è tornato a essere discusso. La quantità di personaggi e vicende ha però inficiato la possibilità di coinvolgimento. Il Marvel Cinematic Universe è più che mai diviso tra stili, generi, toni. Manca ancora il filo conduttore tra la goliardia di Thor: Love&Thunder e la commozione di Black Panther: Wakanda Forever. I numeri da capogiro dei box office non lasciano presagire brutte notizie per i Marvel Studios di Disney, ancora capaci di dettare i destini delle sale. La sponda seriale ha però aggiunto una variabile importante: dal primo episodio di Wandavision all’ultimo di She-Hulk, ci siamo trovati avvolti (e travolti) da questo universo. L’abbuffata avrà conseguenze? Sarà davvero il troppo la fine della Marvel? La soluzione è già scritta nel passato di questo grande universo: personaggi forti, obiettivi comuni, approfondimenti adeguati. Endgame ha sbriciolato un’architettura collaudata e vincente. Non sono bastati 17 titoli per erigere un’alternativa e il multiverso è ancora un giochino narrativo senza svolte durature. La casa delle idee prega per un restauro.
- Alessandro Cavaggioni, caporedattore
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